Che rabbia vedere quel pagliaccio di Trump fare i suoi show elettorali dove brandisce la minaccia dell’invasione dal sud di migliaia e migliaia di cattivi di ogni specie da Honduras, El Salvador e Guatemala. Sentirgli dire questi poveracci portano le peggiori malattie compreso quelle debellate come la scabbia e la lebbra. Affermare che nascondo anche i peggiori terroristi islamici. Terroristi islamici in centroamerica? Insomma un grande frullato di persone nella testa confusa del cosiddetto-presidente-con-la-p-minuscola. Quindi schierare l’esercito di 15.000 soldati, il doppio dei soldati americani in Afghanistan. Soldati con l’ordine di sparare per rispondere al lancio delle pietre, un ordine-annuncio ovviamente non eseguibile perché la Carovana deve ancora attraversare due frontiere. Soldati usati per costruire il famoso muro però fatto di persone; ha detto proprio cosi il cosiddetto-presidente visto che quello fatto di mattoni è impensabile (e inutile). Poi minacciare di sospendere gli aiuti ai tre governi del triangulo norte centroamericano, esattamente il contrario di quello che una mente normale penserebbe di “aiutiamoli a casa loro” per evitare che vengano a bussare alla frontiera. È ovvio il motivo elettorale di queste sparate. Dopo le mid-term la carovana svanirà inafferrabile, come al risveglio di un incubo mentre, nella realtà, migliaia di persone continueranno a inseguire il sogno americano in un’illusione individuale e non più collettiva. Nell’arco di un anno si stimano a più di 130 mila i migranti da El Salvador, Guatemala e Honduras verso gli Stati Uniti. Questo da la dimensione della sparata del cosiddetto-presidente-con-la-p-minuscola perché a dir tanto la carovana o meglio le varie carovane non superano insieme le 4 mila persone.
La Carovana si è formata in Honduras fomentata da un leader dell’opposizione, l’unico fermato alla frontiera con il Guatemala mentre la Carovana ha continuato a inseguire il suo sogno. Perché i governi da dove partono, legalmente non la possono fermare una processione pacifica. Se hai un passaporto e non hai commesso reati, hai il diritto di lasciare il paese. Hai il diritto di migrare. Altra cosa è che il paese di destinazione ti accetti. Visto la carovana honduregna, i salvadoregni e i guatemaltechi si sono messi in marcia anche loro. Nata spontaneamente con il passaparola su Facebook e Instagram forse. Ma sicuramente aiutata dalle organizzazioni criminali della migrazione che speculano sui sogni dei poveri. I coyotes hanno colto immediatamente l’affare con un nuovo segmento di mercato da conquistare. La fetta dei più poveri dei poveri.
Un passaggio normale dal centroamerica destino USA costa mediamente dagli sette ai dieci mila dollari, metà subito, il saldo all’arrivo o al presunto tale. La famiglia si indebita, si impegna a pagare. il coyote dopo sei mesi viene a riscuotere anche se del migrante si sono perdute le tracce, cosa che avviene una volta su tre. Ed è difficile dire di no al coyote che pretende il suo avere. I suoi argomenti sono molto convincenti, generalmente esposti attraverso una pistola calibro 12. Quindi altra richiesta di prestito allo strozzino della porta a fianco. La spirale di violenza e povertà si alimenta anche della migrazione. Intanto gli agognati soldi delle rimesse non arrivano. Mediamente la famiglia deve aspettare due anni per andare dal agente della Western Union per ritirare i soldi sudati oltre cortina dal migrante. Un “rendita” di cento forse duecento dollari mensili che statisticamente dura non più di sette o dieci anni poiché l’emigrato comincia la propria vita, un’altra vita, lontana dove i legami con il passato si affievoliscono. Ma questo è già un finale di successo. Magari utilizzando tutti e tre i tentativi generosamente concessi dal coyote. Si perché il “contratto” con il coyote prevede un pacchetto di tre tentativi. Ma solo la metà arriva alla meta dopo uno, forse due ma molto raramente dopo tre. C’è chi viene fermato alla frontiera. Chi viene assalito dalle varie gangs del Guatemala e del Messico come la feroce Zeta. Chi viene rapita e schiavizzata nel giro della prostituzione. Chi viene stritolato dalle ruote della “Bestia”, il treno merci che attraversa il Messico, cercando di saltare sopra il treno in marcia per un comodo viaggio di una settimana tra gli agguati della polizia e delle gangs. Chi semplicemente finisce il sogno per stento. Chi invece rinuncia perché non aveva idea delle difficoltà, delle frontiere, dei controlli, degli affaristi, dei pericoli ma soprattutto della distanza fisica che separa il loro villaggio dal sogno americano.
I coyote sfruttano l’ignoranza dei più poveri dei poveri, la loro disperazione. E hanno fiutato l’affare di promettere un viaggio collettivo spacciato per più sicuro e con maggiore probabilità di successo al prezzo stracciatissimo di seicento o mille dollari al massimo, vito, alloggio e simpatica compagnia inclusa. Un po’ come una gita organizzata in pullman al santuario di Padre Pio da San Giovanni Rotondo tutto incluso con tanto di offerte di meravigliosi set completi di pentole, piatti e bicchieri per solo 9,90 euro, lor signore e signori, da pagare in 36 comodo rate mensili.
Il migrante ha la pistola vera o economica puntata nella schiena e non ha più nulla da perdere e preferisce lasciarsi scivolare nel sogno-miraggio. Difficile per i governi senza risorse e con economie deboli offrire alternative. Nella risposta per arginare la Carovana, parlando con il governo ho potuto misurare la loro impotenza. I governi lanciano appelli di non mettersi in marcia, stretti tra la necessità di rispettare il diritto di chi si sta muovendo pacificamente e di dover assistere chi sta vivendo un’emergenza umanitaria senza che appaia un incentivo a migrare. Quasi un esodo con tanto di appoggio pubblico. Intanto i migranti avanzano lentamente, il cosiddetto-presidente-con-la-p-minuscola continua le sue sparate sull’invasione. E i soldati gringos aspettano un’invasione che non arriverà mai.