San Salvador

Sono tre settimane che sono qui a San Salvador, El Salvador. Ho preso casa, ho aperto un conto in banca, ho un nùmero de identificaciòn tributaria (NIT come il codice fiscale). Mi manca la macchina ma durante la settimana ci sono gli autisti Tomàs, David, Eftarì e altri, mentre i fine settimana per i primi sei mesi ho diritto a prendere una delle Toyota Landcruiser dell’ufficio. Quindi c’è tempo per questo.

Cominciamo dalla nota di colore, la fila per prendere il NIT. Sportello al pubblico in uno dei tanti centri commerciali della città. File di sedie al centro della sala allineate stile cinema di fronte ai quattro sportelli aperti. Come ultimo arrivato sei invitato dalla guardia armata a sederti sull’ultima sedia disponibile. Poi quando un utente va allo sportello liberando il primo posto della fila tutti quelli che aspettano si spostano insieme guadagnando una posizione e sedendosi sulla sedia a fianco. E così via per ogni utente che va allo sportello finché non arriva il proprio turno. Semplice, efficace e movimento di massa coordinato. In generale, le persone sono disponibili e le autorità, grande o piccole che siano non sembrano particolarmente aggressive anzi piuttosto aperte con gli stranieri.

Lo stile di vita. La città di San Salvador è molto in stile americano. Dalla finestra del mio ufficio vedo un McDonald’s. Nel quartiere ci sono tutte le catene di fastfood, KFC, Denny’s, Wendy’s, KFC, PizzaHut, Domino’s pizza. Senza sottovalutare i fastfood locali Pollo Campero, proprietà guatemalteca e il suo concorrente salvadoregno, Pollo Campestre. Poi ci sono i malls con tutte le grandi marche e i supermercati: Walmart e un concorrente salvadoregno SuperSelectos con il quale abbiamo una collaborazione, per cui ho incontrato uno dei loro funzionari. Tutti si spostano in macchina sia per copiare lo stile americano sia per motivi di sicurezza. Però le strade non sono larghe come negli Stati Uniti (attenti a dire america qui perché sono loro l’america!): Risultato, traffico e ingorghi infiniti che può voler dire stare due ore nel traffico per attraversare la città che è piccola, a dimensione del paese grande come la Lombardia. Risultato due dello stile di vita combinando cultura alimentare fastfood e macchina: dal bambino alla nonna vedi tante famiglie obese neanche tanto aiutate dalla genetica anche se i tratti e i fisici tipicamente indios si vedono relativamente poco. Insomma in città non c’è grande povertà visibile anche se uno stipendio medio si aggira sui 400 dollari mentre 1.000 dollari diventano già un super stipendio. In campagna è tutt’altra cosa ma ancora non ho avuto modo di girare.

La sicurezza. C’è una guardia privata armata di fucile a pompa ogni dieci metri o ingresso di negozio. Le scorte armate per delegazioni ufficiali sono abbastanza frequenti e sono composte da una macchina della polizia davanti e un pick-up dietro la macchina protetta con due soldati armati di fucile ben in mano e giubbotto antiproiettile, seduti uno di fronte all’altro su seggiolini tipo cinema all’aperto inchiodati al cassone della macchina in modo tale che il soldato dietro guarda nel senso di marcia e quello avanti è rivolto verso dietro. Assetto tipo guerra insomma. Però non si vede particolare tensione se faccio il paragone con le città violente africane tipo Nairobi o Johannesburg dove la sollecitazione per uno straniero è costante. E’ forse questo il problema perché nel momento che meno che te lo aspetti può succedere che incroci una pandilla (una banda) di una mara (mafia) che per estorcere pochi soldi, portatile e macchina ti fa passare un brutto quarto d’ora. Infatti tutti ne parlano anche perché ogni giorno c’è il bollettino di guerra che ricevo per email. Si viaggia ad un ritmo di 350/400 morti ammazzati al mese (più di 10 al giorno). Il crimine non è necessariamente legato ai grandi traffici di droga ma è semplice piccola o grande estorsione. Comunque l’importante è non girare solo e andare nei posti giusti.

Casa e chiesa. Infatti la prima scelta era di prendere casa vicino all’ufficio. Ho trovato un appartamento a tre minuti a piedi che si possono fare anche di sera perché tutta la zona è molto sicura. Sono all’ottavo piano di un palazzo di 25 piani con ingresso molto elegante, piscina, palestra, campo da squash, terrazzo condominiale con vista su tutta la città. C’è una stanza per visite e volendo anche altri due letti. Posso ospitare fino a 6 persone, per chi avesse voglia di fare un giro. Non ho ancora visto molto ma tra vulcani, mare e siti archeologici c’è parecchio da fare nel migliore periodo dell’anno che è ovviamente la stagione secca da dicembre a maggio con temperatura sulla costa a 28 gradi e San Salvador scende sui 25 perché è a 700 metri di altitudine. E la signora Gloria cucina chili con carne e le famose pupusas che sono delle tortiglia di mais bianco o riso ripiene normalmente di verdure e formaggio cotte sulla griglia. Servite calde sono da non perdere.

Il lavoro e la vita di tutti i giorni. Lavoro è cominciato subito in modo molto intenso. Incontri con lo staff: 80 colleghi di cui solo 5 internazionali e ora siamo 3 italiani!; incontri con le controparti governative, rappresentanti dei paesi donatori e del settore privato; riunione con il UN Country Team presieduto dal coordinatore residente che sarebbe il capo di tutto UN un tedesco-ecuadoriano simpatico, il suo vice è italiano. Infatti c’è un legame speciale tra El Salvador e l’Italia che nasce dai tempi della Democrazia Cristiana gemellato con il partito democratico-cristiano salvadoregno. Dopo gli Stati Uniti e il Canada, l’Italia ospita la più grande comunità salvadoregna con quasi 100,000 immigrati. Il coordinatore residente ha offerto una cena a base di pasta in onore dei nuovi arrivati del UN Country Team oltre a me, la vice di Unicef, una spagnola e la rappresentante dell’UNHCR un’altra italiana! Insomma ho cominciato il giro internazionale diplomatico sperando però di staccarmici presto per conoscere più salvadoregni. Per quello punto sulle attività sportive. Ovviamente tutto questo in un dignitosissimo “itagnolo” riuscendo a farmi capire…

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